Recensione #5 – The Fabelmans
di Leonardo Maniciati

Semplicemente Cinema.
Oggi parliamo di ‘The Fabelmans’, pellicola del 2022 per la regia del grandissimo Steven Spielberg. Candidato a 7 Oscar, tra cui Miglior film e Miglior regia. Aspettando la cerimonia, e sperando che sia ulteriore consacrazione all’immensa carriera del regista, vi porto quelle che sono le mie opinioni a riguardo.
Devo ammettere che quando mi sono recato in sala non avevo aspettative verso questa pellicola. Non fraintendetemi, mi aspettavo molto da Steven Spielberg, ma non sapevo nulla sul film in sè.
Prima della visione ho cautamente evitato ogni accenno alla trama, recensione e apprezzamento di qualsiasi tipo. Volevo arrivare in sala senza sapere nulla, e lasciarmi sorprendere. E ci sono riuscito. E mi ha sorpreso.
Spielberg porta in sala un film bellissimo. Personale, ma allo stesso tempo di tutti. Mette in scena il suo amore per il cinema, che è lo stesso che appassiona tutti noi. Un viaggio alle origini del suo sentimento per la settima arte.
Un viaggio che è, come ogni viaggio che si rispetti, un racconto di formazione. La formazione del giovane Sammy Fabelman (interpretato dal giovane Gabriel LaBelle), che seguiamo dalla prima volta che entra in un cinema accompagnato dai genitori, all’approdo ad Hollywood. E cresciamo con lui.
La trama di ‘The Fabelmans’, ispirata all infanzia di Spielberg, racconta di come il cinema abbia segnato la vita di Sammy. Ma parla anche di famiglia, la famiglia Fabelman appunto. Una famiglia in cui si scontrano sensibilità opposte, genio e passione. Di come queste possano coesistere, e di come possano respingersi.
Oltre al già citato LaBelle, nella pellicola appaiono Michelle Williams, nei panni di Mitzi, mamma di Sammy. Paul Dano, che dopo il ruolo in ‘The Batman’, torna qui a testimoniare il suo ottimo momento di forma. E Seth Rogen, un ottimo Seth Rogen, nei panni dello ‘zio’ Bennie.
Menzione d’onore per David Lynch, che interpreta niente meno che il leggendario John Ford, in un unica magistrale scena che chiude la pellicola.
Spielberg porta in scena un film pulito, semplice, puro; eccellendo senza strafare. Lo stesso vale per la fotografia di Janusz Kamiński, che ne segue in toto la delicata poetica.
Non ci sono virtuosismi. La camera da presa è totalmente asservita alla storia e ai personaggi, perché sono la storia e i personaggi che narrano la camera.
Un film che ha saputo coinvolgermi e sorprendermi, nella sua delicatezza ed emotività. Mi ha fatto ridere ed anche commuovere, ricordandomi e ricordandoci ancora una volta perché amiamo il cinema.
E non dimenticatelo mai: ‘Quando l’orizzonte è in basso è interessante. Quando l’orizzonte è in alto è interessante. Quando l’orizzonte è in mezzo è una palla mortale‘.