Recensione #6 – Bussano alla porta
di Leonardo Maniciati

Tutta l’umanità è stata giudicata… e anche questo film
Questa settimana sarà piuttosto piena per il sottoscritto, cinematograficamente parlando, per il sottoscritto. E inizia già oggi qui su Screenbao, con una prima recensione dell’ultimo thriller-horror di M. Night Shyamalan. Parlo ovviamente di ‘Bussano alla porta’, disponibile in sala in Italia dal 2 Febbraio 2023.
Come già ho raccontato in altri post, apprezzo moltissimo il genere, e mi sono recato al cinema molto volentieri, mancando da un po’ alla visione di un horror in sala. Direi che le premesse per una bella serata c’erano tutte… cosa non mi ha convinto quindi?
Shyamalan tra i suoi alti e bassi (bassi molto bassi), è un regista che ho sempre apprezzato. Sono entrato fiducioso di vedere un bel film, ma arrivato alla fine, nonostante non lo abbia disprezzato, ne sono uscito abbastanza indifferente.
Seppure la pellicola non mi abbia granché smosso, vi sono però alcune cose assolutamente degne di nota. La regia in primis: i movimenti di macchina della scena di apertura, i primissimi piani e quell’inquadratura sull’ascia di Dave Bautista (se lo avete visto sicuramente capite a cosa mi riferisco).
Bautista che è un altro dei punti di forza del film. Interpreta qui il gigantesco Leonard, che con la sua inapparente goffaggine e bontà, impressiona e colpisce (letteralmente).
Il film si ambienta quasi interamente dentro una stanza, che è poi la casa in cui i protagonisti si trovano asserragliati. Un assedio che dura ben poco in realtà. La pellicola inizia come classico film di home invasion, per poi diventare velocemente altro.
La storia che racconta non è originale, il film è infatti un adattamento del romanzo ‘La casa alla fine del mondo’ dello scrittore statunitense Paul G. Tremblay (di cui ammetto non avevo mai sentito parlare prima d’ora). La trama si rivela piuttosto semplice, ma non per questo piatta. I momenti di tensione ci sono, o almeno dovrebbero…
Si perché qui arriviamo al vero difetto del film. Tutto dovrebbe trasmettere un senso di minaccia e costante suspence, ma nulla riesce mai a farlo realmente.
Complice anche il mistero, che non è poi un così grande mistero (sfido chiunque a mettere in dubbio anche solo quanto visto la prima volta che i nostri accendono il televisore).
Apprezzatissimo anche Rupert Grint, nei panni del bigotto omofobo Reimond, che scopriremo avere un trascorso con uno dei due protagonisti. Uno spunto interessante, per una tematica su cui il regista insiste più volte nel corso della pellicola.
Anche qui però la tensione scema velocemente, quanto velocemente il nostro esce di scena. Non so se il personaggio sia trattato allo stesso modo nel romanzo, ma tenerlo in scena più a lungo avrebbe amplificato una serie di dinamiche, qui solo vagamente sfiorate. Un vero peccato.
Sempre a tal riguardo abbiamo una serie di flashback sul passato dei protagonisti, che aggiungono però ben poco all’intreccio. Un interessante background anche per i carnefici, anche qui appena accennato. Tanta violenza, ma pochissimo sangue. Sia chiaro che non è un prerequisito necessario per un bel horror, ma il film non funziona neppure in questo.
Una bella confezione quindi, per uno Shyamalan trattenuto. Il tutto si conclude nel più grande colpo di scena del regista: nessun colpo di scena.
Come definire dunque questa pellicola, se non un’opportunità sprecata. Raggiunge ampiamente la sufficienza per i suoi pregi tecnici, ma non va molto oltre.
Menzione finale per il mixaggio audio della traccia italiana: semplicemente criminale. Se andate a vederlo al cinema, fatevi il favore di vederlo in lingua originale.