Recensione #8 – Gli spiriti dell’isola
di Leonardo Maniciati

Amicizia, indolenza e aspirazioni nella verde Irlanda
È domenica e siamo arrivati alla fine di questa settimana, ricca di grandi visioni. La concludiamo oggi alla grande con la recensione de ‘Gli spiriti dell’isola’.
Adattamento italiano del ben più evocativo ‘The Banshees of Inisherin‘. Pellicola del 2022 scritta e diretta da Martin McDonagh, distribuito da noi con colpevole ritardo solo dallo scorso 2 Febbraio.
L’incipit è semplicissimo: il violinista Colm decide da un giorno all’altro di porre fine alla sua lunga amicizia col mandriano Pádraic. Questo repentino sconvolgimento, arriverà smuovere lo status quo della piccola isola su cui i due vivono.
Colin Farrell e Brendan Gleeson ci regalano due splendide ed intense interpretazioni. Un’amicizia finita, che scivola dalla lenta inerzia a qualcosa di ben più tragico. Un scontro ‘fratricida’ che segna le vite di entrambi, e di coloro che li circondano.
Da un lato il mite Pádraic, con la sua indolente bontà. Dall’altro Colm, che cerca conforto e affermazione nella musica. Due modi opposti di vivere una realtà, quella dell’Isola di Inisherin(ispirata alla realmente esistente Inisheer), tragicamente imperturbabile e fuori dal tempo, in cui la noia regna sovrana.
Sullo sfondo l’Irlanda del 1923, sul finire della guerra civile. Un conflitto di cui i nostri non sanno nulla più di quanto apprendono dal giornale, a cui si disinteressano e a cui non trovano senso alcuno. resta lontano, come gli scoppi e li spari che si sentono provenire dalla terra ferma.
Grandi meriti anche a Kerry Condon, che interpreta Siobhán, sorella di Pádraic. Un personaggio femminile potente, carismatico, e ben più intelligente della media di tutti gli altri abitanti. Proprio per questo non riesce a sentirsi parte della comunità.
Aspira a ben altro, e merita ben altro. Da qui la drastica decisione che prende nel film. Presa unicamente per se stessa, senza badare alle conseguenze che avrà anche per l’amato fratello.
Una figura, dunque, avulsa all’sola stessa, che più di tutti gli altri personaggi mi ha colpito, ed a cui ho voluto dedicare la copertina della recensione di oggi.

Quando le banshee parlano non tappatevi le orecchie
Su un ottimo livello si attesta anche la regia di McDonagh. Bellissimi ritratti attraverso le finestre, che permettono di sbirciare nelle vite degli abitanti. Ampio spazio anche agli splendidi panorami, costieri e non, di un isola che diventa personaggio aggiunto.
Belle anche le musiche, ad opera di Carter Burwell, a tratti malinconiche, a tratti spensierate, che soprattutto nelle scene del pub, aiutano a costruire perfettamente il tono della pellicola.
‘Gli spiriti dell’isola’ è un film carico di significato: nel piccolo conflitto tra i protagonisti leggiamo un conflitto comune a molti: in bilico tra la quotidiana apatia e l’aspirazione a qualcosa di più grande.
Le banshee del titolo, sono incarnate dalla figura della vecchia McCormick (Sheila Flitton). Una signora anziana impicciona o una presenza soprannaturale starà allo spettatore deciderlo. Lei osserva, e ci ricorda come le conseguenze delle nostre azioni siano spesso tutt’altro che imprevedibili.
Potente nella semplicità delle sue premesse. Porta sul piatto molto più di una semplice riflessione sull’amicizia, e colpisce grazie anche agli straordinari interpreti.
Candidato a 9 Oscar, nonostante probabilmente non troverà grandi spazi tra le premiazioni dell’Academy (dato anche le altre pellicole in lizza per una statuetta), dal canto mio non posso fare che consigliarvelo.
Piccolo post scriptum, in realtà ieri ho visto anche un altro film, per la cui recensione dovrete però pazientare un pochino. Un indizio: c’è di mezzo una piccola conchiglia…