Recensione #9 – Marcel the Shell
di Leonardo Maniciati

La storia di una piccola conchiglia che vi spezzerà il cuore
Signori e signore… sono tornato! I più forse non se ne saranno accorti, ma la scorsa settimana non sono riuscito a pubblicare, lasciandovi a secco dopo avervi promesso una nuova recensione.
Lavoro, uscite, imprevisti, visite e chi più ne ha più ne metta, ma ora rieccomi. Ripartiamo dove ci eravamo lasciati, con una recensione appunto. Nel mentre sto anche preparando una ricetta che penso arriverà nel weekend.
Ciò detto, partiamo. ‘Marcel the Shell’ film del 2021 di Dean Fleischer Camp, si avete letto bene 2021. Non è un errore, anche se nelle sale italiane è arrivato solo lo scorso 9 Febbraio, sotto distribuzione Lucky Red e Universal Pictures.
La trama è semplicissima. La conchiglietta Marcel vive solo con la nonna, in una grande casa in affitto su Airbnb, dopo aver perso la sua comunità. La sua quotidianità è smossa dall’arrivo di Dean, giovane videomaker, che decide di realizzare un documentario su di lui.
Definirlo come ‘classico’ film di animazione sarebbe semplicistico. Il piccolo Marcel, la tenerissima conchiglia protagonista, si muove infatti nel nostro mondo, in quello che all’atto pratico risulta un riuscitissimo mix tra live-action e animazione in stop-motion.
Visivamente il film appare semplice, ma curato, e tantissimi piccoli dettagli contribuiscono a rendere vivo il ‘mondo’ di Marcel. Già, perché per la piccola conchiglia, la casa dove vive rappresenta tutto il suo mondo. Un mondo sorprendentemente grande se usciamo dalla nostra prospettiva ed entriamo in quella del protagonista.
Oggetti della nostra quotidianità trovano qui nuovi o secondi usi: un fiammifero diventa una torcia, un’ago una spada, e una pallina da tennis una formidabile (più o meno) automobile.
I personaggi sono fondamentalmente tre: Marcel, sua nonna Connie e Dean, che sta dietro la macchina da presa. Il film infatti si pone come finto documentario, che narra la quotidianità della bizzarra conchiglia.
Dean tra questi è l’unico in carne ed ossa, interpretato dallo stesso Dean Fleischer, il regista, che si pone quindi all’interno della storia stessa. Benché rimanga quasi sempre dietro la cinepresa il suo ruolo cresce d’importanza e significato col procedere del film.
Nonna Connie è la nonna di Marcel: dolce, premurosa e piena di amore per il suo nipotino. Un bellissimo personaggio dall’inizio alla fine, impossibile non lasciarsi andare a una lacrima nel tenerissimo finale.

Il peso di esser piccoli
Infine Marcel. Il nostro piccolo filosofo tascabile, che sputa sentenze e massime a raffica dall’alto dei suoi pochi centimetri. Parla come un bimbo e si comporta come tale, ma il pubblico a cui si rivolge l’adorabile filosofo è decisamente un altro.
Dalla semplicità della trama scaturiscono una serie di riflessioni molto più profonde sul senso di comunità ed appartenenza, sulla perdita e sulla solitudine.
Sfortunatamente questi entusiasmi trovano un freno per me nella struttura del film. La prima parte in cui l’intento documentaristico è preponderante, per quanto bella e divertente, sembra più che altro una serie di situazioni incollate una dietro l’altra.
In questo il film senza dubbio sente il peso delle sue origini. Il personaggio di Marcel nasce infatti in una serie di corti che Fleischer ha realizzato con la moglie Jenny Slate, che qui ha collaborato alla scrittura.
L’intento è chiaro, ma si è fallito nel dare un senso di coesione e funzionalità all’intreccio, e il film ne risente. Soprattutto quando arriviamo al ricongiungimento finale, decisamente affrettato.
Tirando le somme, ‘Marcel the Shell’ è sicuramente un film molto gradevole, pone spunti su temi profondi, ma pecca un po’ sul versante del intrattenimento più spicciolo.
Sicuramente piacerà molto ai genitori, forse un po’ meno ai bambini che hanno accompagnato.