WGA: lo sciopero degli sceneggiatori e il perché dovrebbe interessarci
di Leonardo Maniciati

Era il lontano 2007…
Dal 2 Maggio i membri della Writers Guild of America (WGA) sono entrati ufficialmente in sciopero. Era il lontano (lontanissimo oserei dire) 2007 l’ultima volta che è successo. 100 lunghi giorni di sciopero che colpirono duramente l’industria, paralizzandola.
Giovedì 13 Luglio secondo un report del 2008 (anno di fine della precedente protesta), l’ultimo sciopero sarebbe costato all’economia dell’industria dell’intrattenimento 2,1 miliardi di dollari. Questo senza considerare le ricadute sulle altre industrie a livello nazionale e soprattutto l’impatto sui singoli membri delle varie troupe. Se è vero che a scioperare erano gli scrittori, la loro astensione bloccava completamente i set, e di fatto tutti i professionisti che ci lavoravano.
Tornando ai giorni nostri, la WGA lamenta di essersi scontrata col muro messo in piedi dalla Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP), con i rappresentanti delle maggiori produzioni hollywoodiane che avrebbero risposto con un ‘no’ secco a tutte le richieste del sindacato degli scrittori, innescando di fatto l’inizio dello sciopero.
Con lo sciopero sono iniziate le proteste e i picchetti davanti agli studios. Da Disney a Netflix, da Amazon a Paramount, nessuno è escluso. Gli sceneggiatori infatti non possono in alcun caso scrivere, consegnare, discutere o negoziare progetti durante lo sciopero.
Ma cosa vogliono di preciso? Presto detto: salari adeguati all’inflazione crescente, un equa retribuzione dei loro diritti d’autore (soprattutto in merito ai ‘residuals‘, maturati ad ogni sfruttamento di copione) e tutela contro le intelligenze artificiali, che ritengono possano nel lungo periodo soppiantare le loro figure professionali (in uno scenario alla ‘Terminator’).
I punti più critici sarebbero però altri, legati al numero minimo di settimane lavorate e il numero minimo di autori per ogni writing room (il gruppo di autori che lavora a su singolo progetto). Richieste che si scontrano con le esigenze delle major, che non vogliono impegnarsi con tempi e persone superiori senza garanzie di ritorno sul prodotto finale.

Chi resta indietro?
A causa dello sciopero, diversi film e serie TV sono già stati messi in pausa. Tra i colpiti della prima ora abbiamo due dei prossimi progetti Marvel Studios: l’attesissima serie Disney+ ‘Daredevil: Born Again‘ e il film ‘Blade’ con Mahershala Alì. Film che continua nella sua infelice sorte, dato che dall’annuncio ad ora nulla sembra andare per il verso giusto.
Tantissime altre sono le serie TV che si fermano. Citiamo la seconda stagione di ‘Scissione’ (Apple TV+), l’annunciato nuovo prequel di ‘Game of Thrones’ dal titolo ‘A Knight of Seven Kingdoms: The Hedge Knight’ (prodotto ovviamente da HBO), la terza stagione della fortunata ‘Yellowjackets’ (Showtime) e ancora, per Netflix, ultima stagione di ‘Stranger Things’ e la sesta stagione di ‘Cobra Kai’.
Nomi grossi, altri meno, ma tutti contribuiscono a delineare un quadro ben chiaro di cosa aspettarsi nel prossimo futuro.
Abbiamo quindi capito come questa situazione impatti tutti. Che siate uno spettatore della domenica, un appassionato di cinema o un addetto ai lavori. Come evolverà il quadro attuale è difficile prevederlo, specie se rapportato all’ultima volta, in cui lo sciopero si protrasse per svariati mesi.
Ovviamente è lecito auspicarsi che il tutto si risolva nel più breve tempo possibile, giungendo ad un accordo che soddisfi le richieste degli scrittori, garantendo condizioni in linea con le mutate esigenze produttive del mercato e gli scenari tecnologici che si profilano all’orizzonte. Dal canto mio resto con l’orecchio teso, sperando in una rapida risoluzione.