Recensione #16 – Elemental
di Leonardo Maniciati

Premesse giuste?
Questi mesi estivi pieni di uscite stanno portando una pioggia di recensioni e con tanti titoli che ancora devono arrivare in sala, ce n’è davvero per tutti i gusti.
Oggi parliamo del nuovo film d’animazione targato Pixar, arrivato nelle sale italiane lo scorso 21 Giugno. Sto parlando ovviamente di ‘Elemental’, 27º film dello studio, diretto da Peter Sohn.
Il film è ambientato ad Element City, abitata dai quattro elementi di Fuoco, Terra, Aria ed Acqua. Qui vive Ember, una ragazza di fuoco, e l’acquatico di nome Wade. Il caso li porta insieme, spingendoli a cercarsi oltre le loro differenze, mentre Ember fa di tutto per salvare il negozio di famiglia che rischia la chiusura.
Le atmosfere ricordano un po’ quelle di ‘Zootropolis’ per chi lo avesse visto, con gli elementi che condividono, non senza problemi, gli spazi della città. Anche se alcuni sono “meno uguali” di altri.

Tanti spunti, poco coraggio
Il film parla di razzismo ed immigrazione, lo fa con garbo e senza ostentazioni spicciole. Gli abitanti del fuoco vivono ghettizzati ad Element City, e nonostante siano li da generazioni, non sono ancora stati completamente integrati dagli altri abitanti della città.
La storia in sé, come accennato, è abbastanza banale, in certi frangenti quasi un pretesto per mettere in scena la vita dei personaggi, che è ciò di cui il film vuole realmente parlare.
Differenze, disuguaglianze, amore. La storia di Ember e Wade ricalca quella dei genitori del regista Peter Sohn, immigrati negli Stati Uniti dalla Corea. I personaggi sono il punto forte, ben caratterizzati, sia esteticamente che a livello di scrittura.
Però proprio questa mancanza di una storia forte e coinvolgente è forse il difetto maggiore del film. Una commedia romantica che manca di osare (come spesso la Pixar ci aveva abituato), sprecando alcuni interessanti spunti che non vengono approfonditi mai.

Colorato e vivo
A livello tecnico ancora una volta ci attestiamo su livelli molto alti (così come alto è anche il budget, stimato attorno ai $200 milioni), la resa degli elementi è fantastica e soprattutto Fuoco e Acqua risultano estremamente ben fatti.
Comparto sonoro e musicale orecchiabile, con ampio di strumenti a corda orientaleggianti. Carina l’unica canzone presente nel film (cantata in italiano da Mr. Rain) ed anche i talent chiamati al doppiaggio della versione italiana (Stefano De Martino su tutti) hanno, stranamente, fatto un buon lavoro.
Nonostante la storia deficitaria, il film ha saputo emozionarmi ben oltre le mie aspettative, spingendomi ad empatizzare con i protagonisti e ad emozionarmi con loro.
Ingiustamente snobbato, anche per via della campagna marketing piuttosto deficitaria. Ho trovato un bel film: colorato, delicato, divertente, che pecca forse di eccessiva prevedibilità e lascia cadere spunti che si potevano invece rivelare vincenti.