Recensione #18 – Oppenheimer
di Leonardo Maniciati

La lunga attesa
Ci siamo finalmente. Anche in Italia è uscito ‘Oppenheimer‘, l’ultima fatica di Christopher Nolan, distribuito nelle sale nostrane dal 23 Agosto. A circa un mese di distanza dagli States, arriva la seconda pellicola del Barbenheimer, fenomeno che quest’estate ha catalizzato l’attenzione sul cinema riportando in sala grandi folle dopo i recenti tempi di magra (qui l’approfondimento se ve lo foste perso).
Confesso che la mia attesa per la pellicola non era altissima. Dopo la delusione per ‘Tenet‘ avevo un attimo ridimensionato il mio interesse per il regista, pur continuando a reputarlo uno tra i cineasti, ed autori, più bravi del panorama attuale.
La trama penso non abbia bisogno di grosse spiegazioni. ‘Oppenheimer‘ è in primis ovviamente un biopic sul noto inventore della bomba atomica, tuttavia non si limita a questo. A un certo punto il film vira, e con un plot twist ci porta su tutt’altri lidi, mutando il racconto delle vicende personali e storiche in qualcosa d’altro, non spiego oltre per non rovinare la sorpresa.
Non fatevi trarre in inganno dalla durata dunque, non siamo di fronte ad un cinematografico sunto della corsa agli armamenti della Seconda Guerra Mondiale, questo film è molto di più.

Se devi farlo, fallo bene
Nolan torna in grande spolvero, riprende tematiche a lui care come la percezione del tempo (con la struttura circolare della narrazione che ritorna nuovamente), il destino della razza umana, un cinema metafisico ma allo stesso tempo estremamente radicato nel reale nella sua messa in scena.
Tornano gli effetti pratici, divenuti un po’ simbolo della poetica del regista. L’esplosione “atomica” del film è stata ricreata dal vero, sfruttando prospettive e sovrapposizioni, raggiungendo un effetto ben più che convincente. In generale la tecnica viaggia a livelli altissimi, soprattutto nelle bellissime inquadrature in bianco e nero.
Bianco e nero che, come spiegato anche dal regista, è usato per identificare la realtà oggettiva, quella documentata, basata sui fatti; contrapposta al colore delle sequenze soggettive, osservate dal punto di vista del nostro protagonista.
Musica e sonoro allo stesso modo sono ottimi. La prima sostiene la narrazione e i ritmi alterni del film, e specialmente in un paio di sequenze eleva di molto il significato, dando potenza all’immagine.
Il sonoro spettacolare, in qualche modo mi ha ricordato l’ottimo lavoro fatto sul ‘Dune‘ di Villeneuve. Per ciò allo stesso modo vi consiglio di trovare la sala più grande e rumorosa su cui possiate vederlo e di fiondarvici immediatamente.

Un vincitore
Il cast è ampio e di quelli da grandi occasioni, perché l’occasione è grande. Robert Downey Jr. giganteggia, lasciandosi dietro un po’ tutti; se Iron Man è dovuto morire per questo, ben venga. Da Oscar. Ottimo anche Cillian Murphy, il suo “Oppy” (questo il nomignolo dato ad Oppenheimer nel film) è irrequieto, profondo, umano.
Molto bene anche un po’ tutto il cast di contorno, troppo numeroso per elencarlo nella sua interezza. Gary Oldman, Kenneth Branagh e Benny Safdie un po’ più bene. Fantastiche anche Emily Blunt e Florence Pugh, bellissime e tormentate. A tal proposito, non condivido le critiche rivolte al loro minutaggio: hanno lo spazio che meritano e mettono tutti a sedere con le loro performance.
Nonostante le 3 ore di film, la durata non si è fatta sentire, ma anzi all’intervallo ne volevo di più. Quando le luci si sono accese per la pausa, ho realizzato che mi stavo emozionando e fomentando per fisici e scienziati, molto più di quanto avrei mai immaginato seduto su un banco di scuola. E questo per me è un grosso pregio, che illustra in pieno al potenza del film.
Per me è il film dell’anno, ed anche se l’annata è ancora lunga sono sicuro troverà ampio spazio ai prossimi Oscar. Un finale tragico che resta dentro e molteplici spunti di riflessione. Un terribile capolavoro, probabilmente il miglior film del regista. Da vedere in sala, prima di subito.