Recensione #23 – L’Esorcista: Il Credente
di Leonardo Maniciati

False speranze
In un’epoca storica costellata di legacy sequel, non poteva mancare anche quello de ‘L’Esorcista’. Anche il capolavoro di William Friedkin ha (sfortunatamente) trovato il suo “nuovo” seguito. Parliamo oggi di ‘L’Esorcista: Il Credente’, film del 2023 per la regia di David Gordon Green, già autore della trilogia sequel di ‘Halloween (2018)’. Sempre Blum House ci riprova, ripetendo la formula ormai collaudata. Il risultato?
La storia qui narrata si ambienta cinquant’anni dopo le vicende di Regan (Linda Blair), e sua madre Chris (Ellen Burstyn). Con la presunzione di cancellare completamente tutti i capitoli successivi al capostipite, per ripartire dalla vicenda originale.
La storia vede due ragazzine adolescenti Angela (Lidya Jewett) e Katherine (Olivia Marcum), scomparire nei boschi poco fuori città, per fare ritorno tre giorni più tardi tardi senza alcuna memoria dell’accaduto. Le due iniziano a dare segni di comportamenti anomali, una forza sinistra sembra essere tornata insieme a loro.
Nulla di nuovo dunque, se non che questa volta le ragazzine indemoniate sono due, come due sono le famiglie che devono sorbirsi le loro sciagure.
Sono entrato in sala con la mente sgombra e anche un pochino di curiosità, cercando di non avere pregiudizi nonostante il peso che la pellicola porta sulle spalle. Difficile essere l’altezza dell’originale di Friedkin, ma questo film non è all’altezza neanche delle norme cinematografiche di base.

La noia, la noia, la noia…
Ancora nel 2023 ci si ostina a proporre jumpscare stupidi e insensati, con cani che abbaiano e colpi di vento, dimenticandosi poi di approfondire i personaggi. Ciò che rendeva veramente veramente terrificante il primo era la discesa di Regan nella malattia, fin quando non si rivelava a tutti la diabolica evidenza della possessione. Qui tutto questo viene azzerato.
Un gravissimo difetto che contribuisce a questa disfatta è il montaggio. Semplicemente criminale, anche per l’occhio più inesperto. Salti logici deliranti, tagli più che evidenti e sequenze completamente sconnesse l’una dall’altra.
Ad aggiungere altra benzina sul fuoco, gli evidenti problemi di ritmo. La pellicola parte bene prendendosi i suoi tempi, forse anche troppo, perché finisce per perdersi. A un certo punto all’inizio dell’ultimo atto, il regista sembra ricordarsi che ha una storia da concludere. Da lì una staffetta di situazioni surreali, fino al tragicomico esorcismo finale. Pathos semplicemente inesistente.

Qualcuno ha detto Legacy?
Peccato perché gli spunti c’erano, interessante l’idea del rituale nel bosco delle ragazze (seppur solo accennata), così come la prospettiva multi religiosa sui rituali di esorcismo. Uno spunto interessante e al passo coi tempi, ma sprecato in nulla nulla di fatto.
Vagamente interessante il legame tra le due ragazzine protagoniste, anche brave se vogliamo nella loro parte. Da rivedere invece il trucco, che appare eccessivamente pesante e posticcio. Si salva il personaggio del padre interpretato da Leslie Odom Jr., e poco altro. Persino Ellen Burstyn sarebbe dovuta rimanere dove stava, visto il deludente trattamento riservatole (che ricordo aver vinto anche un premio Oscar).
Questo film è tutto quello che speravo non fosse. Lontanissimo dalle atmosfere, l’angoscia e il terrore dell’originale; cade in tutti i cliché degli horror moderni. David Gordon Green ripropone il compitino già realizzato per ‘Halloween‘, cambiando giusto due cose qua e là. Se questo poteva anche funzionare per la figura di Michael Myers, lo stesso non si può dire per questo film.
Non giunge certo inaspettata, ma malincuore questa pellicola è una profonda delusione. Ciò che fa di buono va sprecato, ed è comunque molto molto poco. Gli evidenti problemi di ritmo, montaggio e regia fanno il resto. Se non l’avete visto, potete pure evitare. Insufficiente.