Recensione #25 – Povere Creature!
di Leonardo Maniciati

Incolpevole ritardo
Siamo in quel periodo dell’anno in cui arrivano in sala con colpevole ritardo tutta quella pletora di film che, vuoi per logiche distributive, vuoi per minore appeal commerciale, restano indietro, salvo poi irrompere nei cinema nostrani con l’avvicinarsi degli Oscar, per sfruttare la spinta propulsiva dei premi e strappare migliori risultati al botteghino. ‘Povere Creature!’ è tra questi. Probabilmente sarebbe arrivato comunque, dato anche il ricco cast presente, ma era rimasto preso in questa coda di “ritardi”. Uscito nel resto del mondo già nel 2023, il film di Yorgos Lanthimos è disponibile anche in Italia dal 25 Gennaio.
Nella Londra vittoriana, il promettente studente di medicina Max McCandles (Ramy Youssef) viene chiamato dall’eccentrico chirurgo Godwin Baxter (Willem Dafoe) per collaborare a un esperimento. Baxter ha recuperato il corpo di una giovane donna, Bella (Emma Stone), dalle acque del Tamigi e chiede a Max di assisterla, annotando i suoi comportamenti. Baxter decide poi di dare Bella in sposa a Max, ma quando l’avvocato Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo) si presenta alla tenuta per redigere il contratto, Bella, spinta dalla voglia di conoscere il mondo, fugge con lui.
Questo è l’incipit che da il via alla storia di Bella, una storia di amore, passione, scoperta, conoscenza. Si ride molto, si riflette molto e ogni tanto ci si ritrae disgustati. Da Lisbona ad Alessandria, fino a Parigi, seguiamo il viaggio di questa novella creatura di Frankenstein per mezza Europa, cresciamo e scopriamo il mondo insieme a lei, in questa bellissima e appassionante fiaba grottesca, che ha tanto da insegnare.

Espressionismo Mon Amour
Il film mette in scena un ‘800 surreale e dalle forti tinte steampunk. la fotografia contrappone due anime: da una parte il bianco e nero iniziale, che richiama fortemente il cinema espressionista tedesco, ma anche l’immaginario dei mostri Universal, prospettive esasperate e deformi, con ampio uso del fish-eye; dall’altra l’esplosione di colori iper-satura e barocca, con scenografia fortemente teatrali e costumi esageratissimi che segue. Un mondo assurdo, in cui è bellissimo perdersi mentre seguiamo le avventure di Bella. Bellissima anche la colonna sonora, che tanto contribuisce all’atmosfera che si viene a creare. Una cacofonia sghemba, che ben si sposa alle tinte a tratti orrorifiche della pellicola.
Mi ha colpito veramente tanto, e seppure intuibile dal trailer, non mi aspettavo una tale festa per gli occhi. Non sorprende quindi di vedere il film in lizza ai prossimi Oscar 2024 per le categorie Miglior scenografia e Migliori costumi. Ma non sono solo queste in realtà! Dopo aver vinto il Leone d’Oro al Miglior film a Venezia, e due Golden Globe, la pellicola del regista greco è candidata a ben 11 statuette e si preannuncia come uno dei titoli caldi dell’imminente edizione.
Ottime anche le performance attoriali. Emma Stone è straordinaria, sorprendente oltre le più rosee aspettative. Una performance intensa, fisica, che le è valsa la nomination agli Oscar come Miglior attrice protagonista. Se prima propendevo per una vittoria di Lily Gladstone nella categoria, ora non ne sono più così sicuro. Molto bene anche il resto del cast, Dafoe su tutti. Ho letteralmente amato il suo Godwin. L’insensibile chirurgo deforme, molto più umano di quanto il suo aspetto faccia intuire. Ruffalo a tratti sopra le righe, ma nonostante il mio parere, è anche lui nominato come Miglior attore non protagonista.

Viaggio di riscoperta
In tutto il film è fortemente radicata la morale femminista, che erompe con schiettezza e franchezza da Bella, così come da tutte le donne con cui interagisce lungo il suo percorso. Sarebbe facile liquidare il film incasellandolo nelle sue odi al femminismo, la verità è che scavando appena poco più a fondo vi si trova molto molto altro. Il percorso di scoperta che vive Bella non è limitato al suo scoprirsi come donna ed emanciparsi, è anche una presa di consapevolezza come essere umano, personificazione dell’empirismo e del positivismo (che mutua dal papà adottivo Godwin).
Il messaggio è chiaro, forse un po’ didascalico e ridondante il modo con cui si è scelto di raccontarlo, soprattutto nella sezione ambientata a Parigi. In particolare il film soffre leggermente sul finale, per via di un un ultimo atto necessario quanto affrettato nel suo svolgimento. Peccato, perché gli ulteriori spunti posti non trovano poi totale compimento nei minuti finali. Forse si poteva tagliare leggermente prima, per lasciare più respiro all’epilogo della vicenda.
Nonostante questa svista, mi sono trovato davanti un film bellissimo, brillante, intelligente. Una commedia eccentrica che fa ridere e divertire, ma allo stesso tempo trasmette messaggi importantissimi e invita a riflessioni profonde sulla natura umana, il ruolo della donna e la ricerca della felicità. Ottima la recitazione, la fotografia, la scenografia, le musiche. È tutto bellissimo, ma senza stuccare. Recuperatelo ora in sala, credo avremo modo di parlarne ancora con gli Oscar ormai alle porte, quindi fatevi trovare pronti. Consigliatissimo.
Voto · 8.5/10
