Recensione #27 – La zona d’interesse
di Leonardo Maniciati

Riconoscimento
Dopo la cerimonia degli Oscar dell’altra sera, mi sembrava più che giusto parlarvi di ‘La zona di interesse’. Anch’io ho recuperato il film circa un paio di settimane fa, ma non avevo trovato il tempo di recensirlo con la calma che merita. Dopo i due Oscar vinti come Miglior film straniero e Miglior sonoro, non avevo più scuse. Parliamo quindi oggi di questa splendida perla a firma di Jonathan Glazer.
Il film è parzialmente tratto dall’omonimo romanzo del 2014 di Martin Amis, a sua volta parzialmente ispirato da fatti realmente accaduti. la pellicola racconta della quotidianità del comandante del campo di concentramento di Auschwitz, Hoss (Christian Friedel), e della sua famiglia, che vivono nella cosiddetta “zona di interesse” subito fuori dal campo, volutamente ciechi agli orrori che vi si consumano all’interno.
Se questi pochi dettagli vi scoraggiano, facendovi pensare all’ennesimo film sull’Olocausto, dovreste decisamente ricredervi. La pellicola affronta la storia da un punto di vista diverso, astraendo completamente dal dolore e la sofferenza, che non vengono qui mai mostrate, per concentrarsi sull’opulenza e la tranquillità con cui il comandante nazista e la sua famiglia affrontano la loro vita.

Freddezza glaciale
La pellicola risulta quasi un ossimoro tra la vicinanza fisica dei personaggi al teatro dello sterminio, e la loro totale lontananza dalle vicende che si consumano a pochi passi dalla loro casa. Il dramma del popolo ebraico è qui solo accennato, eppure il dolore, la tragedia e la morte aleggiano per tutta la durata dell’opera. Con la sofferenza e la pesantezza che si materializzano, nei suoni e in qualche modo sembra anche negli “odori” che percepiamo vedendo la pellicola. La morte è una presenza costante per tutta la durata del film.
Il film inizia portandoci subito nella quotidianità della famiglia, mostrando Hoss, con la moglie e cinque figli, che si godono una giornata al lago. La famiglia rientra, tutti riprendono il proprio posto e arriva quindi lo sconvolgimento quando scopriamo dove i nostri si trovino a vivere e come sono arrivati a ottenere tutto questo benessere. Con il padre che esce dal cancello e come se si avviasse verso l’ufficio, quando in realtà entra a cavallo all’interno del campo di sterminio.
Ottime le performance attoriali, Sandra Hüller su tutti, che mette in scena una donna, una madre, di una spietatezza glaciale. Vediamo il contrasto fortissimo tra l’amore che la donna riserva per la propria casa, il giardino, i figlie, e la completa noncuranza verso il male e le sofferenze delle persone che si trovano poco oltre il suo muro. Disposta a tutto pur di ottenere la vita sognata, forse anche più del marito.

La forza della tecnica
Glazer è bravo a suggerire attraverso quello che gli Hoss vivono, fanno e soprattutto sentono. Il film fa un lavoro straordinario sul sonoro, che gli è giustamente valso il riconoscimento dell’Academy e la vittoria della statuetta. I rumori e gli orrori permeano l’apparente tranquillità della casa della famiglia del comandante nazista. Il sordo ronzio del campo di sottofondo non ci lascia tregua, si insinua sottopelle e vi seguirà anche una volta terminata la visione. Più terribile di mille immagini.
Molto buona la regia e la fotografia. Si fa un ampio uso della camera fissa, soprattutto negli interni dell’abitazione degli Hoss, contribuendo a rendere la monotonia della loro quotidianità e l’opprimente presenza del Campo oltre il loro muro. Il film mette in scena alcuni particolari sequenze, che definirei “sperimentali”, sia dal punto di vista visivo che da quello sonoro, apparentemente estranee dal resto. Pur non avendo particolarmente apprezzato l’incipit, che ritengo comunque importante nel definire il tono, mi sono ritrovato invece particolarmente sorpreso dall’epilogo, a dir poco spiazzante e “violento”.
Andate al cinema a vedere questo film e non ve ne pentirete. Brutalmente onesto. Con delle ottime performance degli attori protagonisti, che mettono in scena la banalità del male in maniera diversa da quanto visto. Lontano dal pietismo, mette al centro la ferocia e la crudeltà dei carnefici, con un male di fondoche permea piano piano l’atmosfera e tutto ciò che accade nella pellicola.
Voto · 8.5/10
