Recensione #32 – Alien: Romulus
di Leonardo Maniciati

Cambio di passo
La scorsa settimana sono tornato al cinema, per andare a vedere il nuovo attesissimo ‘Alien: Romulus‘, uscito in Italia lo scorso 14 Agosto. Inizialmente previsto per l’approdo sulla piattaforma streaming Disney+, in maniera identica a quanto fatto con l’ottimo ‘Prey‘ per la saga di Predator. In seguito al recente cambio ai vertici dirigenziali, la scelta è stata rivista e si è deciso di mandare il film in sala. E in questi casi, indipendentemente dalla qualità del film, non possiamo che gioire della scelta.
Questo nuovo capitolo della saga, si inserisce nel lasso temporale che intercorre tra i due capostipiti del franchise: ‘Alien‘ e ‘Aliens‘. ‘Alien: Romulus‘ ha due anime: da una parte legacy sequel della saga; dall’altra un fresh start per tirare a bordo nuovo pubblico tra i più giovani. Proprio questa dicotomia, ne determina forse il punto debole.
La storia ci vede seguire la giovane Rain (Cailee Spaeny) e il “fratello” androide Andy (David Jonsson), che nel tentativo di fuggire dalla colonia mineraria in cui sono nati, accettano la proposta del loro gruppo di amici: salire all’interno di una stazione orbitale abbandonata, per recuperare delle crio-capsule che permetterebbero ai ragazzi di scappare dal sistema verso una nuova vita. Ma si sa, nello spazio le cose non vanno mai come pianificato.
L’incipit è tutto qui e, a parte la difficoltà di credere a un gruppo di ragazzi che si avventurano nello spazio, l’idea è semplice e per questo vincente. Nessuna missione segreta, nessun delirio creazionista, nessuna situazione al limite. Solo un gruppo di personaggi, intrappolati con le loro paure. Eppure nonostante queste mie belle parole iniziali, qualcosa stona e non tutto è perfetto come avrei sperato.

It lives!
Il film tecnicamente è molto bello. Fede Álvarez alla regia mette in scena uno spazio sporco e credibile, che riprende le atmosfere retro-futuriste originali della saga. Molto apprezzato. Bene la fotografia, i movimenti di macchina e i giochi di luce che si susseguono in tutta la pellicola. Le ambientazioni risultano convincenti e ben realizzate, ed effetti speciali e pratici si mescolano in maniera convincente.
Unica nota stonata (molto stonata) a livello tecnico, la CGI di un certo personaggio che appare estremamente posticcia e di basso livello. Questo è forse l’unico punto in cui il prodotto tradisce la sua vena originariamente televisiva, per il resto assistiamo una messa in scena davvero di ottimo livello.
I giovani protagonisti scelti sono inusuali per la saga, ma apprezziamo lo sforzo di cambiare un po’ le cose. Valide le scelte di casting, peccato che il film non approfondisca mai veramente i suoi personaggi, ad eccezione di Rain e Andy che a conti fatti sono i protagonisti dell’opera. Entrambi convincono a livello interpretativo, molto bene soprattutto David Jonsson. Chiamato a una prova attoriale non banale dato lo sviluppo del suo personaggio nel racconto. Risponde pronto ed è senza dubbio uno dei punti di forza maggiori del film.
Per il resto abbiamo una buona colonna sonora, ottimi design per le creature e delle belle sequenze di tensione. Molto interessante la scena in cui si sceglie di giocare con la gravità, ma la realizzazione non mi ha convinto appieno. La componente gore della pellicola è molto appagante, forse anche grazie agli effetti pratici; male invece i jumpscare, che risultano molto spesso sciocchi e fuori luogo.

Tra legacy e futuro
Seppure con dei risvolti interessanti, la pellicola pesca a piene mani dalla mitologia e i canoni narrativi della saga. I pochi spunti veramente innovativi vengono sprecati, in favore di momenti di fan service più o meno riusciti, che lasciano però ben poco una volta terminata la visione. Uscito dal cinema mi sono accorto che seppure il film non mi sia dispiaciuto, tutto sapeva di già visto.
La prima parte è decisamente molto buona (tolte un paio di ingenuità di scrittura), ma paradossalmente il film perde mordente proprio quando entra in scena lo xenomorfo. Questo mi ha fatto rendere conto della vera colpa di Álvarez: non sapere creare tensione. Il regista fallisce nel dare all’opera il giusto pathos. Siamo lontani anni luce dal lavoro di Ridely Scott, e dalle atmosfere di angoscia e terrore che è riuscito magistralmente a creare.
Tirando le somme, ‘Alien: Romulus‘ espande rispettosa, ma anche un po’ furba, la mitologia del franchise. Álvarez finisce per consegnarci un film di Alien piuttosto dimenticabile, ma dall’innegabile qualità tecnica. Questo è il vero prodigio, considerata l’originale destinazione televisiva. Vorrei mi fosse piaciuto di più anche tutto il resto.
Voto · 7/10
