Recensione #33 – L’innocenza
di Andrea Lazzarin

Monster
In concomitanza con il termine della stagione estiva, è uscito nelle sale italiane ‘L’innocenza’, film del 2023 diretto dal regista giapponese Hirokazu Kore’eda. Noto al grande pubblico per opere come ‘Father and Son‘ e ‘Un affare di Famiglia‘, fresco vincitore all’ultimo Festival di Cannes del premio per la miglior sceneggiatura arriva anche da noi la sua ultima opera.
Il regista nipponico torna sul grande schermo proponendo una storia basata su temi ai lui molto cari: la famiglia, l’infanzia, la perdita di una persona cara. Temi che spesso abbiamo trovato a fare da cornice ai suoi lavori precedenti, elementi tipici della sua poetica cinematografica. Nell’adattamento italiano, il significato del titolo originale “Mostro” o “Monster” in inglese, è stato sostituito. Un peccato, poiché la scelta adottata va ad impoverirne il significato e perde la connessione con il messaggio del film, ma su questo torneremo successivamente…
La storia segue le vicende di Minato, un ragazzino che frequenta la scuola media e che all’improvviso inizia a comportarsi in maniera strana. Questo mutamento repentino induce la madre a sospettare che il figlio sia vittima di bullismo a scuola, portandola a confrontarsi con la direttrice per capire cosa stia succedendo. Scoprirà che dietro a questo malessere non ci sono i coetanei del figlio, ma bensì uno degli insegnanti, il professor Hori.
Kore’eda ha scelto di suddividere la narrazione in tre atti, con la scena iniziale dell’incendio a fare da demarcatore, in cui vengono messi in scena i punti di vista dei tre protagonisti, ovvero: Minato, sua madre ed il professor Hori. Non aggiungo altro per non rovinare la visione a chi non avesse ancora avuto il piacere di vederlo.

Monster
Quella che inizialmente sembra essere una classica storia di bullismo adolescenziale si trasforma piano piano in qualcosa di molto più complesso e profondo, mettendo in scena molte ipocrisie della società moderna nipponica e non. Il film sottolinea la difficoltà di essere se stessi in un mondo in cui essere se stessi risulta una delle cose più difficili da fare; in cui si viene ingabbiati da preconcetti e valori che spesso ci fanno sentire dei mostri.
Nonostante alcuni indizi sparsi qua e là dal regista, per buona metà della pellicola lo spettatore viene lasciato in un limbo di incertezza totale su cosa sia successo effettivamente e dove il film lo stia conducendo. Ed è proprio questo ad avermi colpito maggiormente: la capacità di Kore’eda di descrivere una situazione così complicata, e per certi aspetti crudele, con la sua consueta delicatezza (ricordando molto il cinema di Ozu in questo); ed avermi fatto provare per tutta la durata della pellicola, la sgradevole sensazione di poter essere io il mostro del titolo.
In conclusione non posso far altro che consigliare a tutti di recuperare questa piccola perla, che a mio parere è uno dei film più interessanti usciti durante l’anno. Un film che porta sul grande schermo una storia in grado indurre lo spettatore a riflettere, a porsi delle domande sulla società attuale e i suoi problemi.
Il tutto attraverso un racconto che fa della semplicità il suo marchio distintivo (cosa che non stupisce chi conosce il regista), ricordandoci che spesso il grande cinema è proprio questo: un film
semplice, ma incredibilmente potente.
Voto · 8.5/10
