Recensione #35 – Captain America: Brave New World
di Leonardo Maniciati

Passaggio di consegne
Con un po’ di ritardo, parliamo oggi del recente ‘Captain America: Brave New World‘. Questo quarto capitolo della saga dedicata al celebre supereroe a stelle e strisce, ha debuttato nelle sale italiane lo scorso 12 febbraio 2025.
Sam Wilson (Anthony Mackie) in visita alla Casa Bianca per un incontro con il presidente Thaddeus Ross, riceve da quest’ultimo l’incarico di ricostituire gli Avengers. La collaborazione dura poco: un tentativo di assassinio prende di mira lo stesso Presidente e l’attentatore è Isaiah Bradley (Carl Lumbly), ex super soldato ed amico stretto di Cap. Sam decide di intraprendere un’indagine personale, per scovare i responsabili di questa cospirazione.
Il film si rifà alle tanto apprezzate (anche dal sottoscritto) atmosfere di ‘Captain America: The Winter Soldier‘, diventato nel tempo un piccolo cult per gli appassionati MCU e uno tra i film più apprezzati di tutto l’universo Marvel. Le similitudini però si fermano al trailer, perché appena spente le luci ci si rendo conto che la realtà è molto diversa.
La pellicola ha il non semplice compito di presentare per la prima volta sul grande schermo il nuovo Captain America: Sam Wilson, diventato tale nella serie TV in streaming su Disney+ e qui ormai completamente investito del ruolo. Ciò crea un cortocircuito, quando buona parte del pubblico non hai idea di come Sam Wilson sia finito lì, né di chi siano alcuni dei personaggi su schermo. Gli accenni all’inizio delle vicende non sono sufficienti a legittimare questo importante passaggio di consegne agli occhi di chi non ha seguito le vicende seriali dei personaggi.
Si perde inoltre quasi interamente la origin story di Isaiah e tutto il sottotesto narrativo di denuncia al razzismo made in USA che l’accompagnava. Un vero peccato, per una pellicola arida di contenuti, che tanto ne avrebbe beneficiato.

Male male male
Ma fatte queste prime considerazioni, com’è il film? Brutto, il film è brutto. Gran poco di quello che vediamo sullo schermo si salva. Sappiamo che la pellicola ha attraversato vicissitudini produttive decisamente non favorevoli, ma poco deve importare di ciò allo spettatore. Si giudica ciò che arriva in sala e questa volta, ciò che è arrivato, non è minimamente sufficiente.
Uno dei problemi grossi di questo film, oltre alla lacunosa sceneggiatura (in cui si notano limpidamente i pesanti tagli e le riscritture), è il montaggio. Il materiale di partenza era sicuramente deficitario, ma il lavoro svolto è a dir poco pessimo: con alcune sequenze che risultano veramente difficili da digerire, sconnesse e piene di incongruenze.
Altro tasto molto dolente sono gli effetti speciali. In ben più di una sequenza purtroppo, la CGI irrompe prepotentemente su schermo, lasciando ben poco spazio all’immaginazione. La qualità è tendenzialmente bassa, o molto bassa, dando il peggio di sé proprio nel finale e contribuendo in gran misura a rovinare il pathos e l’epicità di una sequenza che ha già ben poco da offrire. Spesso i personaggi si muovono su evidenti green screen, nascosti in fretta e furia, in maniera assolutamente non efficace. Si salva solo la sequenza di apertura con Captain America che plana a velocità supersonica.
Inoltre, pur essendo questo un film d’azione, i combattimenti proposti risultano in larga parte insignificanti. Le coreografie sono ridotte all’osso, senza un briciolo di idee, e la regie delle stesse spesso incomprensibile. Il film allude più volte a un confronto con il vecchio Cap, insinuando maldestramente nello spettatore l’idea che Sam Wilson in fondo non sia veramente all’altezza del compito che ha chiamato a coprire e che, anzi, farebbe bene a ricorrere a qualche aiutino (il siero del super soldato n.d.r.) per non far rimpiangere il predecessore.

Il figlio minore
Ma tutto questo in realtà non è importante, non è importante perché questo film non è importante. A dircelo è anche il cast, totalmente svogliato e disinteressato. Personaggi, attori, buttati sullo schermo senza un’apparente direzione di sorta. Giancarlo Esposito è una macchietta, completamente irriconoscibile. Harrison Ford appare fuori luogo qualunque cosa faccia, un pesce fuor d’acqua che palesemente non aveva voglia di trovarsi lì. Un gran peccato, perché il suo Thaddeus Ross aveva tutto il potenziale per essere ben altro.
Performance dalla bassissima intensità, per un ensemble attoriale che più che altro sembra essere in vacanza a premio. Si salva solo Shira Haas, il cui personaggio (Ruth Bat-Seraph) è però pesantemente ridimensionato dalle riscritture subite dal film.
Alla fine, quindi, traspare palese la volontà della nuova gestione Disney di sacrificare la pellicola in vista di una ripartenza (o reboot?) che arriverà con il prossimo ‘Avengers: Secret Wars‘. Questo film non è importante, e ce lo dice anche la delirante scelta di rivelare in fase di campagna marketing quello che è l’unico colpo di scena del film. Unico obbiettivo: portare le persone al cinema.
A farne le spese sono ovviamente gli spettatori paganti, che andando in sala si trovano davanti un film pieno di tagli e forzature, con un comparto tecnico assolutamente indegno di una produzione dal tale portata. Ennesimo grosso tonfo per l’MCU, da recuperare solo se appassionati.
Voto · 5/10
